Chi afferma che un giorno vale l’altro per per adorare Dio come Chiesa e ne sceglie uno perché è “più comodo”, sicuramente è in piena confusione dottrinale. Il Padre, infatti, non ha lasciato nulla al nostro arbitrio, tantomeno il giorno in cui la Chiesa è chiamata a radunarsi per ricordare il sacrificio di Cristo, fare la colletta per autosostenersi, essere edificata attraverso l’insegnamento apostolico e elevare a Dio inni di lode.

Dio non è un Dio di confusione o di approssimazione. Dio ci ha lasciato un modello preciso e immutabile al quale abbiamo l’obbligo e il desiderio di attenerci: “Attieniti con fede e con l’amore che è in Cristo Gesù al modello delle sane parole che udisti da me” (2 Timoteo 1:13). Un modello che va seguito fedelmente. Affermare poi, cercando di giustificare le proprie idee, che i primi cristiani si radunavano tutti i giorni, significa non aver capito la differenza tra il comandamento di Gesù relativo alla sua commemorazione e il piacere di stare insieme con i fratelli per studiare il Vangelo, che può avvenire in ogni giorno. Il ricordo di Gesù, con il pane e il vino,  non è lasciato alla nostra inventiva né tantomeno ai nostri comodi.

La Chiesa è un gruppo di cristiani (due o tremila, non fa differenza cfr. Matteo 18:20 e Atti 2:41) che si raduna in un determinato luogo (“dovunque”, Matteo 18:20) allo scopo di essere Chiesa, ossia corpo di Cristo (Colossesi 1:18), per portare la Parola di Dio e la propria testimonianza in quel posto, mediante il culto comunitario.

Dove esiste, la Chiesa deve dare pubblica testimonianza, ogni domenica. Convenire insieme ai fratelli formando la Chiesa (1 Corinzi 11:20) è necessario per costituire «un cuore solo e un’anima sola» (At 4:32).

Il primo giorno della settimana ha un significato profondo per il Cristiano. È il giorno della risurrezione del Signore, il punto di svolta tra l’opera portata a termine sulla croce e la manifestazione dei suoi benefici, tra il potere della morte e il trionfo della vita, tra il Nuovo Patto che produce salvezza e l’Antico che scompare.

I discepoli furono informati della risurrezione di Gesù non soltanto attraverso dei messaggeri, come furono gli angeli al sepolcro, piuttosto lo seppero grazie alle apparizioni con cui il Signore “si presentò vivente con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta giorni” (Atti 1:3).

Quelle apparizioni iniziarono nel primo giorno della settimana quasi a volerci esprimere quanto fosse intenso il desiderio del Signore di avere comunione con i suoi discepoli che ora chiamava fratelli” (Giovanni 20:17). Era in fondo il desiderio di comunione che il Signore aveva espresso durante l’ultima notte prima di morire (Luca 22:15; Giovanni 14:3, 17:24).

Gesù apparve quel giorno a Maria Maddalena (Marco 16:9; Giovanni 20:11-18), alle donne (Matteo 28:8-10), a Pietro chiamato anche Simone o Cefa (Luca 24:34; 1 Corinzi 15:5), ai due discepoli sulla via di Emmaus “nello stesso giorno” (Luca 24:13). E non è ancora tutto, come anticipazione di quello che doveva essere: “La sera di quello stesso giorno, che era il primo giorno della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» (Giovanni 20:19-20).

La domenica è il giorno del Signore perché in questo giorno:

  1. Gesù è risorto (Marco 16:9; Luca 24:1, 7, 13, 21; Giovanni 20:1,8)
  2. Lo Spirito Santo è disceso sui dodici apostoli a Gerusalemme, Atti 1:1-4.
  3. È nata la Chiesa, Atti 2.
  4. C’è un esempio biblico:  in questo giorno i primi cristiani si radunavano “per rompere il pane” (Atti 20:7).
  5. Un’assemblea regolare si intuisce da 1 Corinzi 16:2 (con il perentorio ordine di fare la colletta in questo giorno).

 Dio, come detto, non lascia nulla al caso. Agli Ebrei aveva dato il sabato per ricordare loro la liberazione dalla schiavitù Egiziana, a noi ha dato la domenica per ricordare che con la morte e la risurrezione del Signore siamo stati liberati dal peccato.