Pubblicati da andrianotom

PREMILLENARISMO

Il Premillenarismo è una dottrina basata in gran parte su una interpretazione letterale del libro dell’Apocalisse di Giovanni. I suoi sostenitori prendono da questo libro della Bibbia il linguaggio volutamente enigmatico e lo interpretano o, per meglio dire, lo reinterpretano in senso letterale, costruendovi attorno un intero apparato dottrinale.

Per capire l’errore di questa metodologia interpretativa occorre comprendere che l’Apocalisse è un libro scritto utilizzando un linguaggio simbolico. Appartiene, infatti a un filone letterario conosciuto come apocalittico, termine che deriva dal greco “apo-calypsis” e significa “svelamento o rivelazione”.

LA LETTERATURA APOCALITTICA

Questa letteratura si sviluppò particolarmente in seno alla cultura ebraica nel periodo che va dal II secolo a.C. al II secolo d.C. e a favorirne la nascita fu la difficile e critica situazione dell’ambiente poli­tico e religioso dopo il ritorno del popolo d’Israele dalla prigionia babilonese (iniziata nel 536 a.C.).

Gli scrittori che si occuparono di tale disastroso momento storico intravidero e profetizzarono nei loro scritti, l’imminente punizione dei persecutori di Israele e la vittoria finale del popolo di Dio. Lo fecero usando un sistema complesso di simboli e figure immaginarie, con lo scopo principale di diffondere speranza e coraggio nei cuori dei perse­guitati.

Questa letteratura così particolare fu molto popolare tra gli Ebrei e tra i Cristiani. Tra le opere di maggior rilievo ricordiamo: “Il Libro di …

Smarrimento e ritrovamento

Dove finiscono le cose del nostro passato? I piccoli oggetti che usavamo solo qualche anno fa, dove sono? E le persone, gli amici di un tempo, dove sono? E dove se ne va il tempo? Qual è lo scopo di tutto? Sono domande suscitate talvolta da fatterelli, talaltra da eventi che capitano nella vita nostra. Il Qoelet (predicatore) propone risposte tendenti allo scetticismo quando scrive:

Per tutto vi è il suo tempo, vi è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per svellere ciò che è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per fare cordoglio e un tempo per ballare (…). Che profitto trae colui che lavora dalla sua fatica? Io ho visto le occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo; egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero della eternità, quantunque l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta (Ecclesiaste 3).

Eternità e incomprensione: tale la visione disincantata del saggio Ecclesiaste. A che pro la vita? Lo stesso pensiero …

SCONVOLGENTE! DIO CI AMA

L’amore ha una posizione centrale nella rivelazione del Vangelo. Esso rappresenta il rapporto unico che intercorre fra l’uomo e Dio.

Nella prima lettera dell’apostolo Giovanni (4:8) si legge: Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”.

L’amore non è soltanto una delle perfezioni di Dio, ma ne è l’essenza stessa, la perfezione morale che penetra e abbraccia tutte le altre; essa è il più fulgido raggio del Nuovo Testamento.

L’affetto fraterno per raggiungere le alte vette della più eccelsa virtù, deve assorbire, essere intriso, dissetato, rivestito dall’AMORE.

L’apostolo Pietro scrive nella sua seconda lettera (1:7): aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore”.

L’apostolo Paolo volendo dare un’idea della suprema perfezione morale dell’amore, lo spiega e lo tratteggia con 14 aggettivazioni qualificanti (1 Corinzi 13:4-7): “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa”.

Fantastico!  L’amore arriva fino al traguardo dove la vista lo spinge, e anche se vi trova l’opposto …

IL VERO SIGNIFICATO DELLA PASQUA

“Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata, Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità” (1 Corinzi 5:7-8).

Il termine “Pasqua” (ebraico: pesach, lett. passaggio,) deriva dal verbo ebraico pasach, che significa ‘passare oltre’.

Siamo al tempo di Mosè, il popolo di Israele è schiavo in Egitto ma Dio ascolta il suo lamento e manda proprio Mosè, che era cresciuto fino a 40 anni con gli egiziani, a liberarlo.

Tuttavia, il Faraone non è d’accordo e non accetta di perdere così facilmente un serbatoio di schiavi. Mosè allora per convincerlo, scatena una serie di piaghe che colpiscono l’Egitto. La decima è la più terribile. Tutti i primogeniti in Egitto sarebbero stati uccisi e affinché l’angelo sterminatore non entri nelle case dei figli d’Israele essi dovranno bagnare con il sangue di un agnello senza difetto gli stipiti delle loro porte.

 La Pasqua vuole proprio ricordare il ‘passaggio’ del Signore oltre le case degli Israeliti. Con una cena particolare (Seder di Pesach), che si consuma seguendo un rituale ben preciso, gli Ebrei celebrano la notte di veglia in onore del Signore che, risparmiò i …

IL FIUME GIORDANO

 Il fiume Giordano è uno dei più famosi fiumi al mondo. Il suo nome in ebraico è Yarden che significa “colui che scende”.

È conosciuto non perché bagni città importanti come il Tamigi a Londra, la Senna a Parigi o il Tevere a Roma, né perché sia uno tra i fiumi più lunghi e navigabili (è lungo solo 350 km), o perché si svolgano su di esso importanti attività commerciali come, ad esempio, il Mississippi negli Stati Uniti.

Neppure è importante perché ha donato fertilità, come il Nilo in Egitto, anzi le sue acque non sono mai state usate nemmeno per irrigare la terra.

Eppure, è famoso per tre importanti ragioni:

1. La sua particolare caratteristica fisica.

2. Gli eventi storici ai quali è collegato.

3. Il significato simbolico che occupa nella vita dei Cristiani.

CARATTERISTICHE FISICHE

Tutti fiumi nascono vicino alle montagne e iniziano la loro discesa verso il mare.

Il Giordano invece nasce da una grande sorgente di acqua fredda che è alimentata dalle nevi del monte Hermon in Libano. Questa sorgente è situata solo pochi metri sopra il livello del mare. L’acqua di questa sorgente e di altre due poste poco distanti si riuniscono insieme e dopo circa 10 chilometri formano un laghetto chiamato nella Bibbia “le acque di Merom” (ora lago Hule), lungo 6 chilometri e …

Il bene e il male

L’uomo, unico in questo fra gli esseri del creato, possiede totale libero arbitrio e, di conseguenza, piena responsabilità morale. Il problema centrale della sua esistenza, da questo punto di vista, è quindi quello di scegliere fra il bene il male. Se i fanciulli, come la Bibbia sottolinea, ancora “non conoscono né il bene né il male” (Deuteronomio 1:39), man mano che essi crescono si trovano di fronte a scelte sempre più precise, non di rado difficili, a volte foriere di conseguenze indelebili, e devono ricevere e/o trovare dei criteri in base ai quali comportarsi. Vale per ogni uomo quanto espresso da Dio al suo popolo tramite il grande profeta Mosè: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male … Scegli dunque la vita…!” (Deuteronomio 30:15.19). Ma come fare a stabilire che cosa concretamente sono il bene e il male? A chi spetta l’autorità di definirli?

Sicuramente l’uomo, creato a immagine di Dio (ossia dotato di un’intelligenza di una coscienza che lo mettono in grado di relazionarsi con l’Onnipotente) può ritrovare nel proprio spirito i principi morali e spirituali fondamentali che fanno parte della personalità del Creatore: la Sacra Scrittura dice infatti che gli uomini possono adempiere “per natura le cose della legge” divina, in quanto questa legge “è scritta nei loro

LA MORTE: ANNULLAMENTO DELL’ESISTENZA O SEPARAZIONE DELLO SPIRITO DAL CORPO?

Molti uomini affermano e credono che la morte fisica segni la fine dell’esistenza umana. La Bibbia insegna invece che la morte è solo una separazione momentanea, e non di certo l’annichilamento totale. La Scrittura descrive la morte in tre modi.

  1. La morte fisica avviene quando lo spirito si separa dal corpo (Giacomo 2:26: la Scrittura dice che «il corpo senza lo spirito è morto», mai viceversa).
  2. La morte spirituale, ben più grave, è la condizione dell’uomo che vive separato da Dio (ossia non in armonia con Lui a causa del peccato – Luca 9:60; Giovanni 5:25; 1Corinzi 11:30; 1Timoteo 5:6; Apocalisse 3:1).
  3. Infine si parla di morte seconda, quando il corpo materiale muore e lo spirito, dotato del nuovo corpo celeste della resurrezione, non è in grazia di Dio, cioè non è stato lavato dal sangue dell’Agnello (il sacrificio di Gesù in croce: Apocalisse 7:14; 2:11; 20:6, 14-15 e 21:8).

Coloro che muoiono continuano a essere coscienti, seppure in un diverso stato. La Scrittura usa spesso i termini dormire e addormentarsi, esprimendo con semplicità l’idea di vivere in condizioni differenti da quelle abituali sulla terra, cioè in una condizione della coscienza sganciata dalla materia terrena, ma nella quale si conserva perfettamente la propria individualità.

Si leggano i seguenti passi: Salmo 13:3 («Guardami, rispondimi, o SIGNORE, mio Dio! Illumina

Riflessione sul nuovo anno

È iniziato il nuovo anno e come ogni volta siamo sommersi dagli auguri. Forse perché non si sa che cosa dire si torna al già detto (buon anno), e si reiterano vecchie formule: anno nuovo…vita nuova! Poi però tutto si rivela vecchio, ripetitivo, scontato. Si spera che il 2025 sarà diverso dal 2024, ma si diceva la stessa cosa del 2024, del 2023 e di ogni anno passato. L’uomo si illude che la sua vita sia eternamente felice, senza alcuna difficoltà e cerca disperatamente l’eterna giovinezza facendo di tutto per evitare di invecchiare. Poi invece si accorge che il tempo passa inesorabilmente e che la vita va avanti anche con tutti i suoi problemi e le sue sconfitte. L’illusione sta nell’arbitrarietà delle suddivisioni temporali. Che cosa finisce davvero il 31 dicembre? Che cosa inizia il primo gennaio? Si tratta di mera convenzione, per giunta sbagliata persino nella datazione, tutti sanno infatti che c’è un errore di circa 4 o 7 anni in meno nel nostro computo degli anni.

La verità è che senza Dio la vita dell’uomo perde di qualsiasi significato e fugge scivolando via dalle nostre mani che cercano disperatamente di trattenerla. Giacomo, il fratello carnale di Gesù, rende questa realtà con una immagine chiarissima: “Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare

FESTEGGIARE O NO IL NATALE?

Quello di Natale sembra un periodo magico, dove tutto diventa quasi irreale e armonioso. La suggestione che l’uomo ha creato sul Natale ferma per un attimo la routine della vita, anche di coloro che sono sempre indifferenti ai problemi dello spirito, e tutti, anche se per pochi istanti, si lasciano sollecitare dai messaggi di pace e di amore che echeggiano ovunque.

È importante, tuttavia, fermarci per riflettere seriamente senza lasciarci coinvolgere troppo dal sentimento e dalle emozioni e chiederci: “È giusto essere Cristiani solo pochi giorni l’anno? È giusto parlare di pace e amore nel giorno di Natale per ritornare subito dopo a sbranarci come dei lupi? È questo l’intento di Dio? E soprattutto è vero che Gesù di Nazareth è nato il 25 dicembre e che la Bibbia ci insegna a festeggiare questo giorno? Insomma, quale è la volontà di Dio sul Natale?

Basta riflettere un momento per capire l’importanza di queste domande, perché a seconda delle risposte che daremo, il nostro comportamento cambierà. Se Gesù è nato il 25 dicembre e se ci ha ordinato di festeggiare il suo “compleanno”, allora faremo bene a ubbidire e a vivere tutte le implicazioni che tale festeggiamento comporta. Ma se Cristo non è nato il 25 dicembre e se soprattutto non ci ha ordinato di festeggiare questa ricorrenza, allora faremo bene …

I DUE DISCEPOLI DI EMMAUS (Luca 22:13-34)

L’ultima settima della vita del Signore è stata una settimana molto intensa e piena di eventi. Gesù è salito a Gerusalemme per celebrare la Pasqua ebraica. È stato accolto dalle folle in maniera trionfale, celebrato come un re. È andato nel tempio e ha insegnato mostrando la sua autorità. Si è scontrato con Scribi e Farisei mettendo in risalto la loro ipocrisia e la loro poca fede nel Dio d’Abramo, che pur affermavano di seguire. Poi durante la cena pasquale ha rivelato ai discepoli il destino che lo attendeva, ha lavato loro i piedi insegnando l’umiltà e il servizio e ha istituito il memoriale della cena affinché coloro che lo amano non dimentichino il suo sacrificio e abbiano in loro una profonda riconoscenza che si trasformi in fede ubbidiente. Quindi è stato tradito da uno dei suoi. È stato arrestato, rinnegato da chi diceva di amarlo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. È stato processato, ingiuriato, flagellato. È stato condannato a morte da quella stessa folla che lo aveva acclamato solo pochi giorni prima. Infine, è stato crocifisso insieme a due ladroni, trafitto da una lancia, sepolto nella tomba di Giuseppe d’Arimatea.

Nel giro di una settimana tutto si è dissolto, tutto è svanito, tutto è finito: sogni, aspettative, bisogni, certezze, desideri, progetti, speranze e promesse che si erano