L’espressione “luoghi celesti” si trova solo nella lettera agli Efesini (1:3-20; 2:6; 3:10; 6:12) e indica le realtà trascendenti:

  1. Benedetti in Cristo di ogni benedizione spirituale (1:3);
  2. Cristo vi è assiso (1:20);
  3. Siamo proiettati in essi per effetto del battesimo (2:6);
  4. Sono la sede di principati e potestà superiori e in essi si materializza il nostro conflitto spirituale (6:12).

Nei luoghi celesti, dunque, il Cristiano trova perdono, redenzione, serenità e comunione con Cristo, ma trova anche un conflitto che è chiamato a combattere e vincere in questa vita con l’aiuto e il supporto del Signore, conflitto che nulla ha a che fare con magie, incantesimi, esorcismi, stregonerie, sortilegi, fantasmi e cose simili che sono condannate già dal Signore per l’infondatezza dei loro presupposti. Satana è più astuto e le sue manifestazioni più pericolose delle superstizioni facilmente contrastabili.

La sede del combattimento è piuttosto la nostra coscienza, il nostro animo, la nostra volontà. È qui che si agitano le forze invisibili del male che cercano di prendere piano piano possesso di noi, ferirci in maniera mortale, e farci uscire dai luoghi celesti: “Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza. Poi quando la concupiscenza ha concepito partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato genera la morte” (Giacomo 1:14-15).

È vitale allora farsi trovare pronti per non soccombere ma vincere questa decisiva battaglia e, come prima cosa, occorre essere consapevoli dei nostri limiti e delle nostre debolezze. Confidando solo nelle nostre capacità saremo miseramente sconfitti e non avremo alcuna possibilità di farcela. Paolo ci ammonisce a trovare la forza e la speranza nella virtù e nella potenza del Signore (v.10). Del resto, l’assicurazione divina è precisa: “Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita, affinché la possiate sopportare” (1Corinzi 10:13). Promessa rassicurante che pone su di noi la responsabilità di un’eventuale caduta. Dio, tuttavia, non ci lascia soli, ci chiede di rimanere legati a Lui come il tralcio che per vivere deve rimanere attaccato alla vite (Giovanni 15:1-5). Solo realizzando quest’unione l’uomo potrà affrontare e superare qualsiasi tentazione e crescere verso la salvezza. Essere con Lui, essere in Lui significa percorrere la via dell’ubbidienza e combattere strenuamente per la fede donataci una volta per sempre (Giuda 3).

L’apostolo ci ricorda anche che la lotta da sostenere è interiore.  È la lotta contro le tentazioni subdole e sottili di Satana che per sferrare i suoi attacchi fa leva sui piccoli orgogli, sulle piccole debolezze, sui momenti di incertezza e di scoraggiamento che ci assalgono.

Ma Dio rassicura i Suoi figli, tali attacchi non potranno mai essere vincenti se saranno affrontati con le Sue armi, poiché l’Agnello ha vinto e i suoi santi vinceranno con lui se persevereranno fino alla fine.

Le armi del Signore sono armi di luce (Romani 13:12) capaci di donare al cristiano la certezza assoluta della vittoria finale: “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. Infatti io sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né potenze, né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore” (Romani 8:37-39).